Artemide per me non è una lampada, nè una casa che le produce.
Artemide è una figura della mitologia greca ed è la figlia di Zeus e di Leto, che non è la sua sposa.
Poco prima che Leto partorisse, Era, la moglie di Zeus, per gelosia ordinò a tutte le Terre di scacciare la "rivale". Solo una piccola isola, Ortygia, sfuggì alla collera divina, perchè non era emersa in quel frangente. Quì nacque Artemide. La semi-dea si rese conto che non aveva tempo di essere una spensierata bambina; nove giorni dopo essere venuta al mondo, aiutò la madre a far nascare Apollo, suo fratello.
Quando ebbe 2-3 anni conobbe suo padre, che ne amò l'intelligenza, la perspicacia, l'acume. Il suo amore nasceva dalla stima, dall'apprezzamento, non dal cuore. Però le disse: "Qualunque regno tu voglia, sarà tuo. Scegli". Artemide rifuggi le città, gli Stati, il potere. Chiese per sè i boschi e le ninfe del bosco come ancelle.
Artemide viene chiamata anche "Signora delle bestie selvagge", "Sovrana degli animali" e "Leone fra le donne"; è anche Eileithya, "colei che soprintende ai parti felici".
Lei è la Grande Madre, dea della fertilità e vergine cacciatrice.
Un giorno si innamorò di un umano, un cacciatore, Atteone. Allora Apollo le disse: "Mostrami quanto sei brava con l'arco. Scaglia una freccia e colpisci quella pietra nel mare". Artemide lo fece e colpì la pietra, che in realtà era la testa di Atteone. Qualcuno dice che una cacciatrice così esperta non poteva scambiare le due cose; che in realtà lei sapeva che stava uccidendo il suo amore. La paura di perdere la libertà, di scegliere per sè, di rinunciare alla foresta guidava la sua mano.