Yucatan

io sono consapevole di essere stata generata da Questa Terra con semplicità con volontà

11 January 2010

Le cose e i loro posti

L'altra sera, all'improvviso, mi sono ricordata un modo di dire di mio padre:
ogni cosa al suo posto, ogni posto alla sua cosa.

Era una semplicissima tecnica mnemonica per essere ordinati e non dimenticare di sostituire o risistemare quello che era necessario. Così se vedevi un posto vuoto sapevi che cosa dovevi risistemare.
Pensavo che questa forse voleva essere anche la sua gestione della vita relazionale e affettiva: dei figli, che dovevano essere rientrati a casa entro la sua ora del rientro - perchè lui, alla fine della giornata lavorativa, non poteva ancora preoccuparsi di qualcosa, tipo dei figli fuori casa; della moglie che ha cercato sempre di far essere casalinga - ma che lavorava mentre erano fidanzati; degli estranei che dovevano sempre rimanere estranei - e non diventare per esempio i fidanzati delle figlie.
Date le incoerenze normali e presupponibilissime tra questa massima di vita e la vita reale, si generavano problemi!
e la sua vita è sempre stata una tensione affinché tutto si confacesse a questa massima. Quando poi aveva direttamente sperimentato come fosse castrante cercare di far entrare la vita negli schemi.

Forse per questo non cerco mai un lavoro che mi imponga il badge, cerco di rifuggire anche i contratti a tempo indeterminato, i rapporti subordinati e cerco relazioni di coppia in cui posso mantenere la razionalità e il controllo.
E i miei mobili ruotano continuamente nelle stanze e nello spazio.

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6 Comments:

  • At 11:42 AM, Blogger vesuvio said…

    cerchi anche di rifuggire dall'imposizione di una serranda da alzare o da abbassare. questo va bene, se ti va. ma fuggire dalle relazioni irrazionali o fuori controllo mi sembra cattivo verso te stessa, nn onesto con l'altro. e anche con te. se proprio è vero.
    si, i tuoi mobili continuano a girare ma si portano dietro tutti i posti e ttte le cose che hanno avuto in questi anni come fossero diventati parte del loro legno. e tutte le immagine che hanno rilfesso come se fossero diventati pellicole di vecchi film.

     
  • At 5:37 AM, Blogger LM said…

    e sei felice?

     
  • At 6:00 AM, Blogger Claudia said…

    Roby: è vero, si spostano nello spazio ma caricandosi di tante vite e situazioni passate.
    com'è che non ci avevo pensato?
    comunque ora avere un "magazzino" con le patate, la pasta, le passate... mi sembra affascinantissimo. come un pezzo di tradizione, di vita borghese che io estrapolo a mio piacimento e introduco nel mio movimento.

    Laumig: Benvenuta!
    felice decisamente non è l'aggettivo che userei per parlare della mia vita.
    Sono passata sul tuo blog, sulle tue foto (che bella quella con le due poltrone verdi), sulle poesie, sulle narrazioni.
    Ci rivedremo sicuramente per commenti e aggiornamenti!

     
  • At 7:00 AM, Blogger LM said…

    grazie per il benvenuto, lo do anche a te nel mio di salotto virtuale.

    in effetti mi rimaneva il dubbio e pensavo: ok, vuoi il controllo sulle cose ma quando succede qualcosa che sfugge a questa smania che fai? mica puoi picchiare la testa contro il muro ogni volta.

    ti ho fatto quella domanda provocazione perchè la fecero anche a me. e da allora sono cambiate un pò di cose. in meglio. da quando cioè mi sono arresa al fatto che io non controllo alcunché. e nella mia vita tutto sta diventanto un dialogo fra un tu e un io.

    ciao :)

     
  • At 9:59 AM, Anonymous artemisia said…

    Anche mio padre lo diceva sempre.
    E altre cose, del tipo: "Cosa fatta, capo ha".
    Io ho un lavoro che mi impone il badge, un mutuo, un contratto a tempo indeterminato, un certo ordine esteriore. Il babbo ne sarebbe contento.
    Delle mie relazioni di coppia, poi, lui non si sarebbe mai interessato, perchè - a suo vedere - totalmente irrilevanti.

     
  • At 5:38 AM, Blogger Claudia said…

    Laumig: la provocazione era ben accetta. Non mi è facile infatti fronteggiare l'inatteso. La risposta a volte è un inaccessibile silenzio, molte volte è la rabbia. Poi lentamente cerco di elaborare una risposta più adulta e costruttiva.

    Arte,
    quel "certo ordine esteriore" mi ha richiamato alla mente, in parte per contrapposizione, "ordine discreto dentro al cuore" del caro Fabrizio.
    E mi chiedo: un testo così forte, nato in una situazione di sequestro, di paura, di precarietà estrema, come può essere così calzante su un'altro cuore, un'altra storia, un'altro distacco?
    forse perchè la realtà è veramente un mosaico di vite e di emozioni.
    Ed allora penso che forse non possiamo mai conoscerci veramente ma qualche volta possiamo accettarci e accettare gli altri per quello che sono e che ci danno.
    Forse il tuo babbo avrebbe silenziosamente sofferto per il tuo cuore e, non sapendoci relazionare, avrebbe fatto finta di non intendere.

     

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