Atlanta airport
Aereporto di Altanta, all'immigrazione cercando di correre all'aereo successivo per Roma.
Nello stesso stanzone, più a sinistra, la lunga fila degli statunitensi in arrivo nel Paese.
Ad un certo punto iniziano ad arrivare molti soldati statunitensi in licenza di capodanno - si direbbe - ancora vestiti con mimetica e stivali.
Sfilano in maniera disordinata, con l'aria un po' sbigottita, in silenzio.
Poi, dalla fila degli statunitensi in arrivo inizia un applauso, sempre più forte e partecipato.
Di tanto in tanto si silenzia e poi riprende. L'altoparlante augura buon anno alle truppe.
Alcuni soldati e soldatesse hanno in mano delle bottiglie, forse per festeggiare la sera.
Superata l'immigrazione li vediamo radunati in un'unica sala. Un tappeto di verde macchiato, sacchi a pelo arrotolati e zaini.
Poi si sparpagliano, ognuno verso una connessione diversa.
Il mio essere non-violenta si è molto aizzato contro quell'applauso. Ci vuole veramente coraggio ad andare armati fino ai denti in un paese medio orientale - come sembravano suggerire le scritte in arabo sulle divise - reduce da una lunga guerra, dove gli unici armati sono stati finanziati dai foschi e torbidi introiti del petrolio e della droga?
Oggi in Italia la salma di un ragazzo giovanissimo, alpino, è rientrata dall'Afghanistan. Sono immensamente dispiaciuta per lui, per la sua vita, per la sua famiglia. Forse quella italiana è anche parzialmente una missione di pace, ma quella di uno stato che si è inventato di tutto per giustificare interventi militari?
Nello stesso stanzone, più a sinistra, la lunga fila degli statunitensi in arrivo nel Paese.
Ad un certo punto iniziano ad arrivare molti soldati statunitensi in licenza di capodanno - si direbbe - ancora vestiti con mimetica e stivali.
Sfilano in maniera disordinata, con l'aria un po' sbigottita, in silenzio.
Poi, dalla fila degli statunitensi in arrivo inizia un applauso, sempre più forte e partecipato.
Di tanto in tanto si silenzia e poi riprende. L'altoparlante augura buon anno alle truppe.
Alcuni soldati e soldatesse hanno in mano delle bottiglie, forse per festeggiare la sera.
Superata l'immigrazione li vediamo radunati in un'unica sala. Un tappeto di verde macchiato, sacchi a pelo arrotolati e zaini.
Poi si sparpagliano, ognuno verso una connessione diversa.
Il mio essere non-violenta si è molto aizzato contro quell'applauso. Ci vuole veramente coraggio ad andare armati fino ai denti in un paese medio orientale - come sembravano suggerire le scritte in arabo sulle divise - reduce da una lunga guerra, dove gli unici armati sono stati finanziati dai foschi e torbidi introiti del petrolio e della droga?
Oggi in Italia la salma di un ragazzo giovanissimo, alpino, è rientrata dall'Afghanistan. Sono immensamente dispiaciuta per lui, per la sua vita, per la sua famiglia. Forse quella italiana è anche parzialmente una missione di pace, ma quella di uno stato che si è inventato di tutto per giustificare interventi militari?
Labels: confusione, indignazione
2 Comments:
At 3:56 AM, Anonymous said…
ho rispetto per quei poveri ragazzi, italiani o statunitensi che siano. anche per tutti i civili e, ovviamente, per tutte le vittime. nn ho rispetto per ki si mette a tavolino e decide tanti morti e tanti guadagni e poi festeggia il suo capodanno dove e come gli pare. Roberta
At 9:19 AM, Claudia said…
certo, anche a me dispiace che i ragazzi muoiano in guerra.
Ancora di più mi dispiace che in guerra ci muoiano i civili.
Ma soprattutto mi dispiace che gente che li vede passare applauda: sono davvero più eroici di un operaio della Fiat dopo il referendum?
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