Gli antropologi non consolano
Domenica c'è stata la comunione del nipotino. Ha deciso da solo di farla, perchè mia sorella lo guida su una morale laica.
Quindi si rifletteva sul senso del trascendente e sul senso della religione, se sia àncora nelle situazioni di dolore e difficoltà, se sia il motore primo che ci fa essere solidali con il genere umano, che ci fa amare e comprendere gli altri e quindi se il concetto di fede sia implicito in quello di religione o possa essere un apriori dell'Umanesimo.
Io cercavo di assolutizzare o quanto meno allontanare il punto di vista per mettere più a fuoco il vicino e quindi riflettevo sulla comunità maya nella quale ho fatto la ricerca di dottorato - tendenzialmente cristiano cattolica, nella quale sono presenti anche altre chiese ma poche e abbastanza stabili nel tempo - e sulla riserva brasiliana, nella quale si sta dimenticando la religione "indigena" e tantissime sétte arrivano per periodi brevi, con confessioni pubbliche, con un "uso" dei testi scritti molto riorganizzato sul contemporaneo.
Solo che non avevo una risposta, non avevo un bianco ed un nero, un buono e un cattivo; avevo una complessità che non si incasellava nella dicotomia in cui ci fa comodo pensare.
E mi hanno guardato con l'aria interrogativa, un po' sbigottita un po' delusa.
Quindi si rifletteva sul senso del trascendente e sul senso della religione, se sia àncora nelle situazioni di dolore e difficoltà, se sia il motore primo che ci fa essere solidali con il genere umano, che ci fa amare e comprendere gli altri e quindi se il concetto di fede sia implicito in quello di religione o possa essere un apriori dell'Umanesimo.
Io cercavo di assolutizzare o quanto meno allontanare il punto di vista per mettere più a fuoco il vicino e quindi riflettevo sulla comunità maya nella quale ho fatto la ricerca di dottorato - tendenzialmente cristiano cattolica, nella quale sono presenti anche altre chiese ma poche e abbastanza stabili nel tempo - e sulla riserva brasiliana, nella quale si sta dimenticando la religione "indigena" e tantissime sétte arrivano per periodi brevi, con confessioni pubbliche, con un "uso" dei testi scritti molto riorganizzato sul contemporaneo.
Solo che non avevo una risposta, non avevo un bianco ed un nero, un buono e un cattivo; avevo una complessità che non si incasellava nella dicotomia in cui ci fa comodo pensare.
E mi hanno guardato con l'aria interrogativa, un po' sbigottita un po' delusa.
Labels: complessità, dicotomia
6 Comments:
At 10:04 AM, artemisia said…
Molti amano le risposte facili, assolute. L'esistenza però non è così.
Credo sia importante distinguere tra religione e spiritualità, dove la prima è per definizione una forma di istituzione (più o meno libera), la seconda una ricerca.
Io penso che la scelta etica sia alla base di tutto: vivere secondo il bene. E questo indipendentemente dalla fede. Scegliere il bene fa vivere bene e aiuta nel dolore. Non è una "stampella" ma una forma di crescita personale e l'unica forma di umanità possibile.
At 9:50 AM, Claudia said…
arte, concordo su tutto!
certo, il concetto di bene può essere molto relativizzato, però io immagino tu intenda "amore e rispetto per se stessi, amore e rispetto per ogni altro essere vivente". No?
At 12:41 AM, artemisia said…
Il concetto di bene non può essere relativizzato nella sua forma generale, che è amore. Può prendere svariatissime forme nelle varie culture ed esprimersi in molti modi, ma il concetto generale di giustizia e amore per il prossimo, aiuto a chi ne ha bisogno, rettitudine morale, questi sono concetti base comuni a tutte le grandi religioni, a tutte le esperienze spirituali dell'umanità, in tutti i tempi. E non è un caso.
At 11:29 AM, Claudia said…
Arte, perchè non abbiamo mai parlato di Fromm?
io lo conobbi solo per l'esame di Pedagogia, ma me ne innamorai!
At 1:50 AM, artemisia said…
Lessi "L'arte di amare" a 13 anni e non mi piacque.
Forse dovrei rileggerlo ora.
At 9:02 AM, Claudia said…
e poi ci stupiamo che Maria è molto precoce.....
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