Yucatan

io sono consapevole di essere stata generata da Questa Terra con semplicità con volontà

21 March 2006

Saudade

X agosto

San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.

Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.

Ora là nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano,
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male
Da una frase del corso di portoghese è venuto fuori questo ricordo delle elementari e, subito dopo, è partito il sondaggio: ma voi l'avete studiata a memoria questa poesia?
e salivate in piedi sulla sedia per declamarla ai nonni?
e disegnavate sul quaderno gli spini con sopra la colomba con il vermetto e di lato l'albero, il nido e i becchi dei pulcini e la casa sullo sfondo?
No? come no?

18 Comments:

  • At 6:21 AM, Blogger PiB said…

    caludia:io non l'ho studiata...ma davvero salivi sulla sedia???

     
  • At 9:13 AM, Blogger Tulip said…

    io l'ho studiata!
    non sono salita su nessuna sedia..ma....
    mi ricordo perfettamente di aver disegnato la rondine..i vermetti... etc etc....

     
  • At 9:48 AM, Blogger vesuvio said…

    io concordo appieno sia per la sedia che per i vermetti. l'ultima strofa la trovo davvero bella....saudade!

     
  • At 12:33 AM, Blogger Claudia said…

    ma la domenica, se andavate a pranzo dai nonni, con i cuginetti.... non vi facevano declamare la poesia della mamma, la poesia del papá, la poesia per il natale, quella per Pasqua e, tra pasqua e natale, le poesie italiane della vera letteratura - non quella melensa per l'infanzia -? ed essendo bassini - per l'etá - non vi davano una sedia come piedistallo?

    PERCHÊ SOLO IO? (fortuna la Roby!)
    PERCHÊ DIECI ANNI DI SCUOLA DALLE SUORE??????

     
  • At 7:33 AM, Blogger vesuvio said…

    MA AVETE NOTATO TUTTI BENISSIMO COM'E' BELLA LA MIA BARBAMAMMA????PERCHE' NESSUNO DICE WAOHHH WAOHHH WAOHHH!!!!

     
  • At 10:12 AM, Blogger Claudia said…

    WAOHHH WAOHHH WAOHHH!!!!

     
  • At 5:43 AM, Blogger PiB said…

    MIHHH..che bella foto profilo ha la Roby!!!

     
  • At 6:59 AM, Blogger artemisia said…

    Roby: Barbamamma è bellissima, tu sarai ancora più bella...

    Io con questa poesia ho un rapporto particolarissimo. Non l'ho mai imparata a scuola, non l'ho mai declamata, ma la so a memoria e mi piace quell'incipit strepitoso col primo verso che si estende al secondo e ti toglie il respiro. Il cielo che piange.
    Ho un nipote che amo che si chiama Lorenzo ed è nato il dieci Agosto.
    Poi amo le stelle cadenti e le notti d'estate.
    E poi: "La notte di San Lorenzo" dei fratelli Taviani è uno dei miei film preferiti.

     
  • At 11:28 AM, Blogger Claudia said…

    mentre cercavo la poesia digitalizzata in internet è ricomparso il nome della figura poetica che descrivi: enjambemant.
    Credo che erano 10 anni che non la sentivo, questa parola.
    Che poi in realtà non la traducono perchè il significato letterale è veramente tristino, rispetto alla musicalità dei versi!

     
  • At 12:11 PM, Blogger artemisia said…

    Uh, l'enjambement!! Quant'era che non sentivo questa parola! Mi ricorda il prof. di italiano.

    Grazie per avermela ricordata (la poesia e la parola).

     
  • At 3:49 AM, Blogger vesuvio said…

    grazie artemisia...posso solo dirti che sono feliceeeeeeeeee

     
  • At 5:43 AM, Blogger Claudia said…

    La cavalla storna




    Nella Torre il silenzio era già alto.
    Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
    I cavalli normanni alle lor poste
    frangean la biada con rumor di croste.
    Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
    nata tra i pini su la salsa spiaggia;
    che nelle froge avea del mar gli spruzzi
    ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
    Con su la greppia un gomito, da essa
    era mia madre; e le dicea sommessa:
    « O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
    Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
    il primo d'otto tra miei figli e figlie;
    e la sua mano non tocco' mai briglie.
    Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
    tu dai retta alla sua piccola mano.
    Tu c'hai nel cuore la marina brulla,
    tu dai retta alla sua voce fanciulla».
    La cavalla volgea la scarna testa
    verso mia madre, che dicea più mesta:
    « O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
    Con lui c'eri tu sola e la sua morte
    O nata in selve tra l'ondate e il vento,
    tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
    sentendo lasso nella bocca il morso,
    nel cuor veloce tu premesti il corso:
    adagio seguitasti la tua via,
    perché facesse in pace l'agonia . . . »
    La scarna lunga testa era daccanto
    al dolce viso di mia madre in pianto.
    «O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;
    oh! due parole egli dove' pur dire!
    E tu capisci, ma non sai ridire.
    Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
    con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
    con negli orecchi l'eco degli scoppi,
    seguitasti la via tra gli alti pioppi:
    lo riportavi tra il morir del sole,
    perché udissimo noi le sue parole».
    Stava attenta la lunga testa fiera.
    Mia madre l'abbraccio' su la criniera.
    « O cavallina, cavallina storna,
    portavi a casa sua chi non ritorna!
    a me, chi non ritornerà più mai!
    Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
    Tu non sai, poverina; altri non osa.
    Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
    Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
    esso t'è qui nelle pupille fise.
    Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
    E tu fa cenno. Dio t'insegni, come».
    Ora, i cavalli non frangean la biada:
    dormian sognando il bianco della strada.
    La paglia non battean con l'unghie vuote:
    dormian sognando il rullo delle ruote.
    Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
    disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.

     
  • At 9:29 AM, Blogger artemisia said…

    La cavallina storna invece è angosciantissima, non per il padre che muore, mi faceva pena la cavalla...ma lo sapete cosa vuol dire storna?

     
  • At 9:47 AM, Blogger Henry said…

    a me alle medie me ne hanno fatte imparare 30 di poesie a memoria...e mi ricordo anche le gare a chi se le ricordava tutte...

    l'enjambement e' bellissimo, concordo, solo che rende difficile la lettura della poesia...si tende sempre a cantilenare...

    pascoli e' bello...ma la mia preferita rimane il lampo come ho gia' detto una volta su suedive...

    "E cielo e terra si mostrò qual era:
    la terra ansante, livida, in sussulto;
    il cielo ingombro, tragico, disfatto:
    bianca bianca nel tragico tumulto
    una casa apparì sparì d'un tratto;
    come un occhio, che, largo esterefatto,
    s'aprì si chiuse, nella notte nera"

     
  • At 10:44 AM, Blogger Claudia said…

    @Henry: il cielo ingombro mi sembra un'immagine "sinestetica" molto intensa.

    @Artemide/Artemisia: non mi ricordo proprio che significa storna. Non è senza cavalcatura?

     
  • At 10:56 AM, Blogger artemisia said…

    @Claudia: il cavallo storno è grigio con macchie bianche.

    Storno, morello, baio...quanti colori.

    Quante parole perdute, che oggi non ci dicono più nulla...

     
  • At 2:09 AM, Blogger Claudia said…

    Ma dai, questo significava? non ci credo!
    pensavo qualcosa di più legato al fatto violento.
    si vede che di questa poesia non feci il disegno, vero?

     
  • At 11:45 AM, Blogger artemisia said…

    Magari se facevi il disegno invece che storna la facevi saura;)

     

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