Yucatan

io sono consapevole di essere stata generata da Questa Terra con semplicità con volontà

22 September 2009

Frullato di pensieri della settimana

  • Pensiero 1. Non mi piacciono le scatoline. Anzi le odio. Anzi, forse vivo nella lotta costante di non entrarci e, per questo, faccio tanta fatica, perchè so che esse sono dentro di me, instillatemi nel momento del concepimento e so anche che, nelle scatoline, ci sarebbe anche il modo di metterci la mia personalità, il mio modo di essere libera, il mio essere me stessa, facendo sempre fatica. Ma non riesco a conciliare tutto questo. Anche con il fatto che non entrare nella scatolina significa scoprire giorno per giorno che cosa c'è fuori e potrebbe non essere bello o semplicemente non piacermi. E anche questo costa fatica.
  • Pensiero 2. Ieri mattina il corriere (nella fattispecie la corriera) mi ha consegnato le copie del libro messicano che ho curato, insieme a due docenti universitari. è stato pubblicato dalla Universidad Nacional Autònoma de México (storzellate l'accento della o, please). Una ondata di soddisfazione mi ha riscaldato ogni cellula! e poi ho immaginato gli occhi di mio padre se gli avessi potuto consegnare una copia. Per questo non sono stata meno soddisfatta o meno contenta, però ho sentito in bocca la nostalgia.
  • Pensiero 3. Mi è venuto in mente il percorso che Piero ha fatto nel suo blog e ho capito che egli l'ha chiuso nel momento "fisiologico" in cui... tutto si era compiuto.

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15 September 2009

Dedicato a Lo ovvero la mia biennale








Biennale 2009.
Inutile dire, l'esposizione del Messico. Inutile dire, su fatti di cronaca del 2008.
La presunta guerra ai narcotrafficanti che ha autorizzato l'assassinio di chiunque.
Una donna, una artista, che si rende conto che l'arte non può più essere un bel quadro o uno spettacolo piacevole, ma deve contaminare, sporcare, insudiciare la nostra quotidianeità con la propria quotidianeità. Ed allora decide di lavare i pavimenti di un antico palazzo veneziano con il sangue delle vittime di questa guerra silenziosa e di scrivere col filo d'oro, su una tela rossa dello stesso sangue, "Ver, oir y callar" - vedere, sentire e tacere, il motto della repressione.
Nessuno è più puro nè può solo dire "Che bello!".

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01 September 2009

L'uccello della memoria

primo settembre
sintesi di questo mese trascorso: troppo! ma un flash campeggia sugli altri.
ero a Sao Paulo, parlando con una geografa molto intelligente, che era scappata dal Brasile all'inizio della dittatura. Con il marito si era rifugiata in Chile e lì aveva subìto la prigione per l'inizio dell'altra dittatura.
Appena "rilasciati" avevano chiesto asilo politico a tanti paesi dell'Europa, ma nessuno li accettava. Avevano allora chiesto asilo anche all'Australia, pur di trovare una terra che li accogliesse, e nel frattempo avevano avuto l'autorizzazione della Francia a rifugiarsi lì.
Sono tornati in Brasile molti anni dopo, quando il marito aveva manifestato una malattia per la quale erano necessarie trasfusioni periodiche, a seguito delle quali aveva contratto l'Aids.

Regina, questa donna allegra e avvincente, mi racconta la storia di uno stormo di uccelli che migrano tra i continenti. Incomprensibilmente una parte di questi viaggiatori alati cade in mare in un punto specifico e non per stanchezza. Facendo molte ricerche, si scopre che in quel punto c'era stato un vulcano sul quale, in passato, gli uccelli si posavano, ma che poi era scomparso sotto il mare.
e conclude: "la memoria può uccidere".

Sul momento rimango basita. Guardo in questo varco del suo cuore e mi vengono le vertigini.
Oggi le direi: "No, Regina. Non è la memoria che ci uccide. è la nostra volontà che tutto rimanga immutato, la forza ostinata con la quale vediamo anche quello che non c'è più e la speranza cieca che ci fa precipitare su una rete che non ci può più salvare".

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