Sabato sono andata ad una prima comunione. Non ricordo nemmeno da quanti e quanti anni non mi capitava questa cosa. Credo che l'ultima volta sia stata almeno dodici anni fa, con gli ultimi nipoti "comunicati".
Più canti, più coreografie, ma strutturalmente tutto identico.
Avevo solo rimosso una breve frase che il prete dice verso la fine e che, staccandosi dal fondo melmoso del rimosso, è salita insospettabilmente a galla con tutta la sua zavorra di amarezza e dispiacere.
Verso la fine, dopo aver distribuito le comunioni, il prete - sorridente, quasi commosso - ha iniziato i congedi, responsabilizzando i bambini ad essere persone nuove, rinate dentro..... ed a portare la pace e l'amore nelle loro famiglie.
Ecco la frase: portare in famiglia la pace e l'amore, perchè ora non si è più solo un bambino, ma si è diventati una parte della Chiesa, tutt'uno con Gesù....
Ed io a questa cose credevo; le sentivo come una missione alla quale dovevo rispondere con impegno e con efficacia. Ed invece in casa si litigava, anche di domenica, anche tornati dalla celebrazione, senza mai arrivare a niente, urlando, rinfacciandosi le cose più assurde ed impensabili.
Ed io, non più solo figlia, vivevo quei momenti come una sconfitta del mio essere cristiana e comunicata. Non stavo assolvendo il compito che mi ero presa mangiando quell'ostia.
Perchè nessuno riflette mai su questa dolorosa spoporzione? perchè non sopprimono dalla pagliacciata una frase senza senso per chi non ci crede abbastanza, pesante come un fardello per chi la prende sul serio? dovrebbe significare solo: non fate i capricci, mangiate quello che trovate nel piatto, non litigate con il fratellino? beh, allora ditelo in modo comprensibile e senza un carico da novanta che prelude alla sconfitta sicura. Un registro verbale: o l'allegoria o la storicitá e non una continua mescolanza a seconda della discrezionalità e della convenienza.
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